Descrivo un’escursione ad anello al Rifugio VII Alpini che ho distribuito in due calde giornate di agosto. Avevo già provato ben due volte a raggiungere il rifugio con i bambini piccoli, una volta da Case Bortot ed una volta da Cajada, ma per tempo piovoso o affaticamento della prole avevamo rinunciato. Questa volta mi sono preso due giorni, uno per l’andata ed uno per il ritorno, con pernottamento al rifugio: esperienza molto gradevole, che mi ha permesso di godermi ogni passaggio dell’escursione ad anello, senza fretta e di esplorare ogni dettaglio che mi attirava.

anello Rifugio VII Alpini
Alle 9 del mattino il sole raggiunge anche il rifugio dopo aver illuminato le crode.

Ho così potuto alzarmi presto e cercare un punto favorevole per osservare e fotografare l’alba. Qui sotto il momento in cui il sole arriva alla Gusela del Vescovà.

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L’itinerario dell’andata è quello classico del sentiero 501 da Case Bortot, ben descritto da molti siti. Per questo non mi dilungo su questa parte e rimando ad alcune recensioni e video nella scheda tecnica. Il primo tratto, di un’ora, fino a Ponte Mariano, guadagna 100 metri di dislivello e poi discende di nuovo alla stessa quota di partenza. Il secondo tratto fino al secondo ponte a quota 1.037 sale moderatamente nel bosco. Il terzo ed ultimo tratto, in bosco ombreggiato di faggi, è chiamato esageratamente Calvario sulla carta, porta agevolmente al rifugio. Qui troverai i nuovi gestori, Chiara e Fabrizio, ai quali vanno i nostri complimenti ed auguri per il futuro (nella scheda tecnica troverai il link ad una loro video intervista nella quale descrivono bene le caratteristiche di questa parte delle Dolomiti).

anello Rifugio VII Alpini

Il sentiero 501 ha i suoi tratti avventurosi: i ponti sull’Ardo con cascatelle di acqua cristallina e i tratti in cengia, molto larga ed agevole, ma decisamente esposta a pendii boscosi quasi verticali. Per trovare nella mia memoria altri sentieri così devo ritornare alla Cengia dell’Omo, nell’escursione Dai Piani Eterni a Malga Cimonega, descritta in questo sito. Anzi, per dislivello e tempi questa escursione è un ottima preparazione all’itinerario “Dalla Val Canzoi ai Piani Eterni, Dolomiti bellunesi“. Prima di tornare al nostro anello Rifugio VII Alpini, diamo un’occhiata a questa foto verticale.

anello Rifugio VII Alpini
A sinistra della filigrana al centro, la forcella Oderz, sul sentiero 502. Al centro, in basso, al limitare del bosco, il Rifugio VII Alpini.

A sera, al rifugio, abbiamo trascorso una piacevole cena con due compagni appena conosciuti, anche loro soci del CAI. Al mattino non li abbiamo rivisti perché partivano presto per le ferrate. Una volta arrivati al rifugio, infatti, o prosegui sullo Schiara per ferrate e Alta Via n. 1 (ma non era nei nostri piani) oppure torni al punto di partenza. Ho voluto esplorare con lo sguardo le vie di accesso alternative: l’itinerario per Forcella Oderz (foto qui sopra) e sentiero 502 fino alla Stanga è indicato in 6 ore. L’altra via è verso Cajada, 3 ore. Abbiamo invece percorso forse l’anello più breve che permetta di tornare a Case Bortot.

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Per questo itinerario di ritorno, per sentiero 505, occorre salire ancora fino a quota 1.733. La buona notizia è che guadagni una prospettiva migliore sulla Schiara, sul Burèl e sulle Pale del Balcòn. Passo al femminile, la Schiara, perché noto ora che è indicata al femminile nella carta.

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Ci sono un paio di passaggi con cavo d’acciaio (pochi metri ognuno) su questo tratto di sentiero 505, che tuttavia meritano una citazione ed una foto.

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La seguente forse è la foto migliore che ho ottenuto: a destra la Schiara, al centro la Gusela del Vescovà, a sinistra il Burèl e al centro le Pale del Balcòn. Al centro a sinistra, ho notato una macchia rossa in mezzo ad un terrazzamento.

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È il bivacco Sperti, quota 2.000, che qui sotto forse si nota meglio, proprio a sinistra della scritta in filigrana.

Prima di scollinare a Forcella Pis Pilòn, osservo che la valle dell’Ardo e le forre appena sotto la Schiara sono molto profonde e veramente impressionanti: sembra che la montagna abbia fretta di scendere alla pianura. L’alta valle dell’Ardo ha quindi pendenze molto decise. Cambio di scenario invece sull’altro versante: pale e catini erborsi. Ma prima dobbiamo citare dei nostri incontri.

Abbiamo molto rallentato il passo perché ci interessava un manipolo di camosci aggrappati a impossibili precipizi. La foto non ha pretese artistiche, non ho un teleobiettivo. Ma dice in un colpo delle pareti del canalone che sale alla forcella Pis Pilòn e dell’arditezza dei suoi frequentatori.

È poco più di un puntino, al centro della foto, ma ben illuminato dal sole, il camoscio maschio che è rimasto in avvistamento durante la nostra salita alla forcella.

Siamo ora in forcella e scendiamo per sentieri terrosi in un catino erboso fino al Bivacco de la Medassa.

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Al centro, forcella Caneva, obiettivo intermedio per chi volesse scendere a Cajada. A sinistra, si sale al Monte Pelf.

Subito dopo la forcella un bivio ben segnalato e scendiamo a destra.

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Molto gradevole la discesa, ma sarà lunga! Circa 1.100 metri di dislivello negativo.

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In fondo la Val Belluna.

Mi volto indietro, verso nord e guardo: qualche rado abete colonizzatore tenta di guadagnare spazio al bosco e mescola il suo verde foresta al verde chiaro dei prati. Sembra ci sia siccità. Scendendo noterò diversi larici sofferenti, già con gli aghi marrone chiaro.

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Mi volto verso sud e vedo la netta spaccatura della valle dell’Ardo nel fitto bosco di carpini e faggi (così dicono i pannelli esplicativi del Parco).

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Prima di inoltrarci nel lungo zig zag tra faggi schiantati e morbidi tratti di bosco coperti di foglie dello scorso autunno, un’altro felice incontro con la flora di alta montagna, a quote stranamente basse: stelle alpine intorno ai 1.500 metri.

A quota 1.340 troviamo la Capanna Bivacco de la Medassa: aperto, due tavolacci per dormire, uno per mangiare, focolare, cisterna d’acqua, aria di chiuso. Un buon riparo in caso di maltempo o acquazzone improvviso.

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Poi giù nel bosco fino a quota 1.050: qui l’incrocio con il sentiero 511, prendi a destra e scendi. A quota 830 circa altro incrocio con il sentiero 507, prendi a destra e scendi fino a Ponte Mariano dove si chiude l’anello Rifugio VII Alpini. Ci rinfreschiamo nell’Ardo e con una sola ora, ancora, siamo finalmente a Case Bortot.

L’escursione in sintesi

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.


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