VacanzeDolomiti.com https://www.vacanzedolomiti.com/ Prepara la tua escursione con noi Wed, 14 Aug 2024 07:32:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.vacanzedolomiti.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-vacanze_dolomiti_logo_300-3-32x32.jpg VacanzeDolomiti.com https://www.vacanzedolomiti.com/ 32 32 Da Valle di Cadore al Pian dei Cavai per Rifugio Costapiana, Chiesetta di San Dionisio e Rifugio Antelao https://www.vacanzedolomiti.com/2024/08/10/escursione-rifugio-antelao-san-dionisio-pian-dei-cavai/ https://www.vacanzedolomiti.com/2024/08/10/escursione-rifugio-antelao-san-dionisio-pian-dei-cavai/?noamp=mobile#comments Sat, 10 Aug 2024 09:07:04 +0000 https://www.vacanzedolomiti.com/?p=3047 Escursione Rifugio Antelao con variante Pian dei Cavai: abbiamo raggiunto e superato il Rifugio Antelao per arrivare al Pian dei Cavai, un piccolo pianoro erboso a quota 2.040 metri sotto le Crode di San Piero, uno dei contrafforti a est dell’Antelao. Lo raggiungi con il sentiero 250, parte dell’Alta Via […]

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Escursione Rifugio Antelao con variante Pian dei Cavai: abbiamo raggiunto e superato il Rifugio Antelao per arrivare al Pian dei Cavai, un piccolo pianoro erboso a quota 2.040 metri sotto le Crode di San Piero, uno dei contrafforti a est dell’Antelao. Lo raggiungi con il sentiero 250, parte dell’Alta Via n. 5 (scarica il libretto dell’Alta Via n. 5).

Pian dei Cavai

Pian dei Cavai non è una destinazione nota e difficilmente incontrerai qualcuno. Dal Pian dei Cavai guadagni un punto di vista elevato su cime e valli circostanti, migliore ancora dello stesso Col de la Cròs dove c’è la chiesetta di San Dionisio.

In primo piano il Col de la Cròs con la chiesetta di San Dionisio, sullo sfondo gli Spalti di Toro

Escursione Rifugio Antelao: variante Pian dei Cavai

Pian dei Cavai è inoltre una sella – alternativa alla Forcella Piria lungo i sentieri 250 e 258 – per scendere nel Pian de l’Antelao e poi in Val d’Oten.

Pian dei Cavai verso il Ciauderona; sulla destra le Marmarole.

Nella foto sottostante, scattata dal Rifugio Costapiana, l’Antelao. Il Pian dei Cavai è indicato dalla freccia. Poco sotto è chiaramente visibile il sentiero 250 che da destra raggiunge la Forcella Piria quasi al centro della foto.

Escursione Rifugio Antelao

Non è un’escursione difficile e ripaga con un panorama grandioso e ravvicinato sul Monte Antelao.

Escursione Rifugio Antelao
Civetta (a sinistra) e Pelmo (a destra).

Dopo questa introduzione sulla meta descrivo ora brevemente l’itinerario. Il punto di partenza è dal Rifugio Costapiana sopra Valle di Cadore. Segui i segnavia per il sentiero 251.

Escursione Rifugio Antelao

Escursione Rifugio Antelao: aggiornamenti sul Rifugio Costapiana (chiuso)

Il rifugio Costapiana è chiuso: il proprietario e gestore ha messo in vendita la proprietà e – in attesa di un compratore – non vi sono prospettive di apertura a breve. Quindi l’unico appoggio dell’escursione è il Rifugio Antelao.

Come arrivare al Rifugio Costapiana? In diversi siti ho trovato notizie incomplete e a volte – purtroppo – decisamente fuorvianti sulla strada che da Valle di Cadore sale al Rifugio Costapiana: troverai maggiori approfondimenti e altre recensioni nella scheda tecnica. Dopo averla percorsa con la mia auto, sconsiglio di arrivare al rifugio Costapiana in auto, a meno che tu non abbia un fuoristrada leggero: l’ultimo chilometro, 3 tornanti, non è “sterrato” ma dissestato con profonde buche. L’auto va lasciata – al limite – nel piccolo spazio al termine della strada asfaltata (vedi foto sottostante).

Va detto che la strada per il Rifugio Costapiana è molto stretta ed in caso di incrocio con altra auto non c’è altra via – per una delle due auto – che fare marcia indietro fino ad uno slargo dove poter passare entrambe. Per chi non sia così temerario c’è un piccolo spazio a quota 1.082 metri in corrispondenza di una fontana e del bivio per il Troi de la Vizza, oppure un parcheggio a Valle di Cadore. Troverai maggiori dettagli nella mappa della scheda tecnica.

Dal Rifugio Costapiana il percorso segue una facile mulattiera attraverso il bosco.

Escursione Rifugio Antelao
Sentiero 251

Il primo tratto è quindi piuttosto ombreggiato. Procedi fino al bivio a quota 1.825.

Escursione Rifugio Antelao

Prima tappa: San Dionisio

Dal bivio prendi la direzione San Dionisio – Rif. Antelao per salire fino alla Chiesetta di San Dionisio, lungo un sentiero oramai fuori dal bosco. La chiesetta è mantenuta da un gruppo di appassionati che puoi contattare tramite la loro pagina Facebook. Ad esempio domenica 17 agosto 2024 alle ore 11.00 vi celebreranno la Santa Messa.

Escursione Rifugio Antelao
La chiesetta è stata costruita e consacrata nel 1508, poi ricostruita nel 1910.
All’interno la statua di San Dionisio, cui la chiesa è dedicata.

Il panorama è notevole: di fronte hai Cibiana con il Sasso da Cibiana e, a destra, il Monte Rite (qui nascosto dai larici).

Alla tua destra l’imponente Antelao.

Escursione Rifugio Antelao

Sulla sinistra gli Spalti di Toro e le Dolomiti d’Oltrepiave con il Duranno.

Abeti e larici con la silouhette degli Spalti di Toro in controluce.

Seconda tappa: Rifugio Antelao

Da San Dionisio prosegui in discesa per sentiero terroso che attraversa un bosco rado fino alla radura di Sella Pradonego dove trovi il Rifugio Antelao, ottimamente gestito da Livio Zanardo.

Escursione Rifugio Antelao

Dal Rifugio Antelao prendi ora il sentiero 250 in direzione di Forcella Piria.

Escursione Rifugio Antelao
Sentiero 251

A quota 2.020 trovi il bivio per il Pian dei Cavai.

Il segnavia per il Pian dei Cavai è un po’ sbiadito ma leggibile. Non è un sentiero CAI ma è chiaramente individuabile.

Escursione Rifugio Antelao

Arrivo: Pian dei Cavai

In pochi minuti sei sul Pian dei Cavai. Verso est hai la Croda Mandrin (foto sottostante).

Verso nord il Ciauderona (qui sotto), che ho notato per la prima volta in questa escursione: con i suoi 2.587 metri difficilmente otterrà la notorietà dell’imponente vicino Monte Antelao.

Come dicevo, sarà difficile trovare folla su questa parte dell’escursione oltre il Rifugio Antelao. C’è quindi tutto lo spazio per ammirare la maestosità delle montagne ed un altro mondo, più piccolo e silenzioso, visibile a chi sa allenare lo sguardo, popolato, ad esempio, da queste rare stelle alpine.

L’alta montagna mi appare sempre stranamente solitaria, eppure fervono le attività, come questa formica. Cosa mai starà facendo?

In questo mondo silenzioso restano le tracce di un tempo.

Si andava in montagna non per turismo ma per il sostentamento: pascoli, fienagione e legname.

Il rientro per la stessa strada dell’andata.

Oppure una possibile variante: al Rifugio Antelao scendi verso Forcella Antracisa e in corrispondenza della Capanna Tita Panciera trovi a destra il bivio per risalire verso il sentiero per il Rifugio Costapiana. Torni così al punto di partenza evitando di risalire ancora a San Dionisio.

L’escursione in sintesi

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

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Perché i rifugi appaiono più vicini di quanto siano in realtà? https://www.vacanzedolomiti.com/2024/08/07/perche-i-rifugi-appaiono-piu-vicini-di-quanto-siano-in-realta/ https://www.vacanzedolomiti.com/2024/08/07/perche-i-rifugi-appaiono-piu-vicini-di-quanto-siano-in-realta/?noamp=mobile#respond Wed, 07 Aug 2024 17:07:05 +0000 https://www.vacanzedolomiti.com/?p=3034 L’ottimo Stefano Tartarotti, illustratore di Piozzano (PC), non solo ha svelato l’enigma insoluto di molti escursionisti ma mi ha anche gentilmente concesso di pubblicare questa esilarante vignetta. Chi ha poca esperienza di trekking tende a pensare che il motivo per cui i rifugi appaiono sempre molto vicini, ma in realtà […]

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L’ottimo Stefano Tartarotti, illustratore di Piozzano (PC), non solo ha svelato l’enigma insoluto di molti escursionisti ma mi ha anche gentilmente concesso di pubblicare questa esilarante vignetta.

Chi ha poca esperienza di trekking tende a pensare che il motivo per cui i rifugi appaiono sempre molto vicini, ma in realtà non ci si arriva mai, è che li spostano. Questa percezione è dovuta a vari fattori: …

Stefano Tartarotti

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Anello Serdes Malga Prendera https://www.vacanzedolomiti.com/2024/07/14/anello-serdes-malga-prendera/ https://www.vacanzedolomiti.com/2024/07/14/anello-serdes-malga-prendera/?noamp=mobile#respond Sun, 14 Jul 2024 02:00:00 +0000 1000]]> https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2877 Anello Serdes Malga Prendera: 6 ore e mezza di cammino e oltre 1.110 metri di dislivello, senza rifugi di appoggio, su sentieri immeritatamente poco frequentati. Le acque che scendono dalle Rocchette e dal versante Nord del monte Pelmo verso est fino al Boite, tra Chiappuzza, Serdes e Villanova, attraversano catini […]

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Anello Serdes Malga Prendera: 6 ore e mezza di cammino e oltre 1.110 metri di dislivello, senza rifugi di appoggio, su sentieri immeritatamente poco frequentati.

Taulà de la Ruòibes, quota 1.870. Sullo sfondo la Rocchetta de la Ruòibes.

Le acque che scendono dalle Rocchette e dal versante Nord del monte Pelmo verso est fino al Boite, tra Chiappuzza, Serdes e Villanova, attraversano catini erbosi di alta quota, un tempo pascoli, e segnano diverse vallette che scorrono quasi parallele tra creste boscose. Partendo dal fondo, da Serdes di San Vito di Cadore, diversi sentieri salgono ai pascoli di un tempo, alcuni percorrendo vallette ombrose, altri restando sulle creste o costeggiando la base delle Rocchette.

Panorama sul Monte Pelmo da quota 1.300 sul sentiero 455.

Il sentiero 455 si dirama dalla stradina asfaltata che da Serdes porta verso i laghetti di Polentaia ma il punto di partenza per questa escursione ad anello è Serdes, villaggio di San Vito di Cadore. Raggiungi la piazzetta con la chiesa di San Rocco e la fontana, e con le spalle alla chiesa, prendi la strada sterrata più a sinistra. All’inizio della strada trovi una tabella segnavia. Dopo la prima breve salita c’è un bivio: prendi a destra.
Poco dopo, il bivio per il sentiero 455 non è segnalato: si individua sulla destra dopo un ruscelletto con una corta staccionata; la quota esatta è 1.040 metri. Il segnavia, senza numero, è visibile pochi metri avanti nel sentiero.
La prima parte sale con pendenze alternate, ripide e moderate, è una larga traccia nel bosco, dell’ampiezza di un carro (sì, un tempo salivano e scendevano i carri che portavano a fondovalle il fieno raccolto nei pascoli alti). In alcuni tratti la traccia si sdoppia perché era a doppio senso di marcia: la “ria guòita” (ovvero vuota) era per i carri che salivano scarichi, mentre la “ria piena” era per quelli carichi di fieno che scendevano dagli alpeggi. Immaginatevi se era fattibile gestire gli incroci. Meglio due vie.

Un’immagine del sentiero 455 che sale nel bosco di larici, faggi e abeti.

Questa prima parte è ombrosa, con il fondo terroso e spesso fangoso. Più in alto il bosco è più rado e aperto, luminoso, gradevole. Vi sono diverse alternanze di tratti ripidi e in moderata salita, con fondo di foglie di faggio.
Poco sopra quota 1300 il sentiero scollina: sei ora in località Polentaia. Il sentiero prosegue in cresta nel bosco con vista sul Pelmo e sulla conca di Polentaia, fitta di vegetazione.

Sulla sinistra, guadagni una vista dall’alto della recente frana di Tiera che interessa il tratto del sentiero 468 tra la località Ponte della Madonna a Villanova di Borca e “località ignota”.

Il CAI di San Vito scrive infatti che:

“a seguito dello smottamento dell’intero versante in località Sote Tiera, il Sindaco di Borca ha emesso l’ordinanza n. 8 del 06.07.2023 di chiusura, a veicoli e pedoni, della strada (in parte divelta) dalla località Ponte della Madonna (subito dopo il parcheggio del capitello di Tiera  dove diparte anche la strada per Ciauta) a località ignota; salvo ulteriori verifiche degli esperti e autorità competenti, non dovrebbero essere interessati i sentieri CAI 468 e 470 nel tratto ove si sovrappongono, tra il bivio per Serdes, la grotta della Madonna e il parcheggio “alto” di Tiera. “

Dal sito del Cai di San Vito di Cadore

Poco sopra quota 1550 un bivio: prendi a sinistra il sentiero che attraversa il versante rivolto a sud (l’altra traccia invece sale ripida verso destra). Poco dopo il bivio, un torrentello e un piccolo guado.

Il bivio con il sentiero 458 a quota 1.550.

Poco dopo un altro tratto paludoso trovi l’incrocio con il sentierio 458: qui dovrai tenere la sinistra, prendendo quindi il sentiero 458. Se andassi invece a destra per il sentiero 455, saliresti verso il Taulà de Ciampe e, più su ancora, raggiungeresti il sentiero 436: potresti così accorciare di molto l’anello ma ti perderesti la parte più panoramica di questo anello Serdes Malga Prendera.

Un dettaglio delle tabelle segnavia al bivio con il sentiero 458.

Più avanti, uno slargo sassoso: qui incontri il Ru de Faòn che scende dalle Rocchette. Un secondo bivio da cui si dirama in direzione sud il sentiero 469 in direzione del Ponte Intra Les Aghes, Forcella Forada o Villanova. Resta sul sentiero 458, tenendo la destra, per la Val de Busèla; resterai così sulla riva sinistra orografica del Ru de Faòn.

anello Serdes Malga Prendera
La tabella segnavia a quota 1.552 all’incrocio con il Ru de Faòn; prosegui lungo il sentiero 458 e incontrerai poi il 467 e il 436 lungo l’anello Serdes Malga Prendera.

L’erba è un po’ alta, il sentiero non è molto frequentato ma basta osservare con attenzione per notare i segnavia, ora più frequenti, a volte numerati. Adesso sei fuori dal bosco e ti puoi orientare a vista. Un paio di frane sul versante del torrente minacciano la traccia del sentiero che è stato spostato più a monte.

A quota 1650 circa si guada il torrente. Tieni d’occhio l’altro versante per scorgere il segnavia dalla parte opposta. Qui il fondo per scendere al torrente e risalire sull’altro versante forse meriterebbe un po’ di manutenzione. Qualche segnavia su palo rischia di non essere visibile per l’erba alta.
Guadato il torrente continua a salire in direzione ovest sul versante destro dello stesso torrente. Senza accorgertene ti trovi di nuovo il ruscello a sinistra, ma non temere, è un altro ruscello!

Taulà de la Ruòibes.

Ora è visibile il Taulà de la Ruoibes: punta in quella direzione. È un possibile ricovero in caso di maltempo: chiuso con semplice catenaccio, è costituito da due grandi locali (quello al piano superiore con fieno), ed un locale per cucinare.

Pascoli di quota e, sullo sfondo, il Monte Antelao.

Fino a qui hai attraversato molti ruscelletti. Da qui in poi non troverai più acqua fino quasi a Senes, alla chiusura dell’anello. Meglio rifornirsi. Questa informazione è valida naturalmente per i primi di settembre, in altre stagioni i ruscelli potrebbero sgorgare più in alto.

Dal Taulà de la Ruòibes verso forcella Roàn.

Punta verso ovest per radure, spalle erbose, tratti paludosi, descrivendo due mezzi giri alternati, uno a sinistra ed uno a destra, e arrivi in Forcella Roàn, quota 1.995.

Salendo dal Taulà de la Ruòibes, verso nord: pascoli e due Rocchette: a sinistra Prendera e a destra de la Ruòibes.

Da forcella Roàn a Malga Prendera c’è una larga strada – sentiero 467 – già descritta nell’escursione dal Passo Staulanza a Malga Prendera. Un solo tratto ripido, poi una serpentina in dolce pendenza e arrivi alla Malga, che è chiusa.

Sentiero 467 verso Malga Prendera.
Gruppo del Civetta visto dal sentiero 467.

Da Malga Prendera cerca la traccia 436. Se non vedi i segnavia, guarda verso est sul crinale e noterai alla tua stessa quota il palo segnavia.

Raggiunto il crinale prosegui in quota, con saliscendi, tratti sassosi alternati a terrosi in mezzo a fitte macchie di pino mugo.

Radure con parete nord del Monte Pelmo.

Ti osservano le Rocchette sulla sinistra, la parete nord del Pelmo a destra, in fondo a est il monte Antelao con il gruppo del Sorapìss e la Croda Marcora.

Attraversi qualche circo ghiaioso e un letto di torrente in secca molto scavato dove dovrai scendere sul fondo e risalire cercando la parte più agevole. Anche qui forse sarebbe meglio migliorare la segnaletica.

Un tratto del sentiero 436 alla base delle Rocchette, con una colata di ghiaia che ha invaso il sentiero.

In località Sorarù a quota 1997 trovi l’incrocio con il sentiero 455, con relativa tabella segnavia. Il 458 scende verso il Taulà de Ciampe e il Taulà de la Regoiétes.

Vista dal sentiero 436 verso sud. Sullo sfondo, al centro, il Monte Rite.

Anche in questo punto potresti accorciare l’anello Serdes Malga Prendera, per arrivare a Senes tramite sentiero 455 e 458 senza passare per il monte Sentinella. Tuttavia ti perderesti uno dei tratti più panoramici di questo anello Serdes Malga Prendera.

Continua dunque sul 436 e raggiungi un’ampia radura a quota 1.950 circa, in località Cianpolongo.

Cianpolongo: ampie radure intorno a quota 1.900.

Da qui il sentiero perde rapidamente quota a zig zag fino ai 1.715 di località Taulà de la Frates. È una radura erbosa dove si distacca il sentiero 459 che scende a Chiappuzza. Attraversa invece la radura verso sud e al limitare ritrovi i segnavia del sentiero 436.

Ora ti trovi di nuovo in una delle sorprendenti creste di questo anello, in un bosco diradato dagli schianti di Vaia e fortunatamente ripristinato per un’ottima percorribilità. Dico cresta soprendente perché si infila verso il centro della valle del Boite offrendo molti squarci di panorama. Paradossalmente il sentiero, liberato dai molti schianti, ha guadagnato in visibilità.
Arrivi a Cioupa de Duòe, quota 1633, altra radura erbosa.
Ora una ripida rampa, sempre in cresta, poi alcuni saliscendi, e ottimo panorama su Pelmo a Sud ovest, Valle del Boite a sud, Sorapìss e Antelao a est e conca di Cortina e Tofane a Nord. Desideravi altro?
Sulla cima del Monte Sentinella il palo segnavia è stato ripristinato. Prosegui verso est nord est ma in corrispondenza di una piccola radura il sentiero vira verso sud, poco sotto quota 1500. Attenzione a questo punto: per qualche tratto non ho visto segnavia e mi sono orientato a vista. Da qui in poi c’è qualche albero a terra ma facilmente superabile.
Quando si inizia a scendere sul versante a sud c’è ancora un cambio di direzione verso est nord est che non ho visto immediatamente, intorno a quota 1400. Forse questo è un altro punto dove migliorare la segnaletica. Discesa nel bosco fino alla capanna con fontana. 5 minuti e sei nella piana di Senes.

Chiusura dell’anello Serdes Malga Prendera: dall’Alpe di Senes a Serdes per sentiero nel bosco

Dal Rifugio Larin puoi raggiungere Serdes in 20 minuti. Oltrepassa il Ristorante Rifugio Larin e scendi per il prato in direzione Antelao: è la vecchia pista di sci. Palo segnavia. Curva a destra. A metà della successiva curva a sinistra un palo segnavia ti indica un sentiero che si stacca sulla destra. Arrivi subito ad una strada forestale. Guarda oltre: su un abete una indicazione “Serdes” ed un sentiero che scende al Ru de Ciauzìa. Attraversa il Ponte de Scarazès ricostruito nel 2023, e prosegui lungo la strada nel bosco recentemente allargata con pala meccanica. Tieni la sinistra e arrivi ad una piccola conca erbosa che attraversi sulla sinistra fino alla mangiatoia per i cervi. Qui, al limitare di una seconda conca erbosa, trovi un bivio con palo segnavia per scendere al ponte sul Boite, quindi San Vito, che si inoltra nel bosco sul versante destro del torrente.
Tuttavia, se vuoi chiudere l’anello rientrando al villaggio di Serdes, tieni la destra verso il gruppo di case e in 2 minuti sei di nuovo a Serdes. Raggiungi la piazzetta con la chiesa e la fontana, dove potrai rinfrescarti in pace e chiudere perfettamente l’anello iniziato al mattino.
L’anello Serdes Malga Prendera si chiude in 6 ore 30 di cammino senza contare le pause.

L’escursione in sintesi

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

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Lavorare nelle Dolomiti: intervista a Chiara e Fabrizio, gestori del Rifugio VIII Alpini alla Schiara https://www.vacanzedolomiti.com/2023/12/06/lavorare-nelle-dolomiti-intervista-a-chiara-e-fabrizio-gestori-del-rifugio-viii-alpini-alla-schiara/ https://www.vacanzedolomiti.com/2023/12/06/lavorare-nelle-dolomiti-intervista-a-chiara-e-fabrizio-gestori-del-rifugio-viii-alpini-alla-schiara/?noamp=mobile#comments Wed, 06 Dec 2023 16:49:23 +0000 https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2896 Al termine dell’estate, con il sito bizmaker.eu, ho rilanciato questo tema: “come attirare lavoratori verso le imprese turistiche“, che si è arricchito dei contributi di lavoratori del settore e professionisti. L’argomento, da un’altra prospettiva, interessa coloro che cercano – nelle Dolomiti – non soltanto un contatto con le montagne ma […]

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Al termine dell’estate, con il sito bizmaker.eu, ho rilanciato questo tema: “come attirare lavoratori verso le imprese turistiche“, che si è arricchito dei contributi di lavoratori del settore e professionisti. L’argomento, da un’altra prospettiva, interessa coloro che cercano – nelle Dolomiti – non soltanto un contatto con le montagne ma anche delle opportunità di lavoro per andarci a vivere o per ritornarci stabilmente dopo esserci cresciuti. In occasione dell’escursione ad anello al Rifugio VII Alpini alla Schiara ho conosciuto i nuovi gestori, Chiara e Fabrizio, che volentieri hanno accettato di contribuire alla discussione con una breve intervista in cui raccontano la loro storia.

Cosa vi piace della vostra attività di gestori del Rifugio VII Alpini alla Schiara, Dolomiti Bellunesi?

Certamente la cosa che più ci entusiasma di questo lavoro è la possibilità di conoscere persone diverse ogni giorno, ognuno con la propria storia e cultura. Inoltre, poter contribuire nel nostro piccolo a far scoprire la bellezza delle montagne di casa è per noi un immenso motivo di orgoglio.
Un’altra cosa che ci affascina del nostro lavoro è la possibilità di poter assaporare ogni sfumatura delle montagne che ci circondano, scoprendone i diversi colori nelle diverse stagioni.

Mi raccontate la vostra storia?

Abbiamo 32 e 30 anni, siamo entrambi di Belluno ed entrambi ingegneri. Chiara è ingegnere energetico mentre Fabrizio è ingegnere aeronautico. Dopo gli studi ci siamo spostati per lavoro a Trieste, dove fuori stagione continuiamo a fare i nostri precedenti lavori. Siamo quindi molto fortunati ad avere la possibilità di conciliare le due attività di gestori di rifugio e di ingegneri.

Questo lavoro al Rifugio VIII Alpini è quindi un ritorno alle Dolomiti di casa. Quali sono secondo voi le 3 condizioni per poter vivere e lavorare nelle Dolomiti?

Escursione ad anello Rifugio VII Alpini

La prima condizione sono certamente i servizi. Per fortuna recentemente la possibilità di lavorare sempre più da casa sta incentivando il ritorno a Belluno di giovani con idee moderne e pieni di voglia di vivere il territorio dove sono cresciuti.
Un’altra condizione importante per vivere e lavorare nelle Dolomiti è sempre legata ai servizi, più in particolare alla mobilità. E’ impensabile impiegare più di due ore per effettuare un viaggio in treno di 100 km verso le città più importanti della pianura!
Un’ultima condizione importante è sicuramente amare le montagne e la natura, saperle apprezzare e soprattutto rispettare!

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Escursione ad anello al Rifugio VII Alpini allo Schiara https://www.vacanzedolomiti.com/2023/08/29/escursione-anello-rifugio-vii-alpini-allo-schiara/ https://www.vacanzedolomiti.com/2023/08/29/escursione-anello-rifugio-vii-alpini-allo-schiara/?noamp=mobile#respond Tue, 29 Aug 2023 15:41:55 +0000 1000]]> https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2782 Descrivo un’escursione ad anello al Rifugio VII Alpini che ho distribuito in due calde giornate di agosto. Avevo già provato ben due volte a raggiungere il rifugio con i bambini piccoli, una volta da Case Bortot ed una volta da Cajada, ma per tempo piovoso o affaticamento della prole avevamo […]

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Descrivo un’escursione ad anello al Rifugio VII Alpini che ho distribuito in due calde giornate di agosto. Avevo già provato ben due volte a raggiungere il rifugio con i bambini piccoli, una volta da Case Bortot ed una volta da Cajada, ma per tempo piovoso o affaticamento della prole avevamo rinunciato. Questa volta mi sono preso due giorni, uno per l’andata ed uno per il ritorno, con pernottamento al rifugio: esperienza molto gradevole, che mi ha permesso di godermi ogni passaggio dell’escursione ad anello, senza fretta e di esplorare ogni dettaglio che mi attirava.

anello Rifugio VII Alpini
Alle 9 del mattino il sole raggiunge anche il rifugio dopo aver illuminato le crode.

Ho così potuto alzarmi presto e cercare un punto favorevole per osservare e fotografare l’alba. Qui sotto il momento in cui il sole arriva alla Gusela del Vescovà.

anello Rifugio VII Alpini

L’itinerario dell’andata è quello classico del sentiero 501 da Case Bortot, ben descritto da molti siti. Per questo non mi dilungo su questa parte e rimando ad alcune recensioni e video nella scheda tecnica. Il primo tratto, di un’ora, fino a Ponte Mariano, guadagna 100 metri di dislivello e poi discende di nuovo alla stessa quota di partenza. Il secondo tratto fino al secondo ponte a quota 1.037 sale moderatamente nel bosco. Il terzo ed ultimo tratto, in bosco ombreggiato di faggi, è chiamato esageratamente Calvario sulla carta, porta agevolmente al rifugio. Qui troverai i nuovi gestori, Chiara e Fabrizio, ai quali vanno i nostri complimenti ed auguri per il futuro (nella scheda tecnica troverai il link ad una loro video intervista nella quale descrivono bene le caratteristiche di questa parte delle Dolomiti).

anello Rifugio VII Alpini

Il sentiero 501 ha i suoi tratti avventurosi: i ponti sull’Ardo con cascatelle di acqua cristallina e i tratti in cengia, molto larga ed agevole, ma decisamente esposta a pendii boscosi quasi verticali. Per trovare nella mia memoria altri sentieri così devo ritornare alla Cengia dell’Omo, nell’escursione Dai Piani Eterni a Malga Cimonega, descritta in questo sito. Anzi, per dislivello e tempi questa escursione è un ottima preparazione all’itinerario “Dalla Val Canzoi ai Piani Eterni, Dolomiti bellunesi“. Prima di tornare al nostro anello Rifugio VII Alpini, diamo un’occhiata a questa foto verticale.

anello Rifugio VII Alpini
A sinistra della filigrana al centro, la forcella Oderz, sul sentiero 502. Al centro, in basso, al limitare del bosco, il Rifugio VII Alpini.

A sera, al rifugio, abbiamo trascorso una piacevole cena con due compagni appena conosciuti, anche loro soci del CAI. Al mattino non li abbiamo rivisti perché partivano presto per le ferrate. Una volta arrivati al rifugio, infatti, o prosegui sullo Schiara per ferrate e Alta Via n. 1 (ma non era nei nostri piani) oppure torni al punto di partenza. Ho voluto esplorare con lo sguardo le vie di accesso alternative: l’itinerario per Forcella Oderz (foto qui sopra) e sentiero 502 fino alla Stanga è indicato in 6 ore. L’altra via è verso Cajada, 3 ore. Abbiamo invece percorso forse l’anello più breve che permetta di tornare a Case Bortot.

anello Rifugio VII Alpini

Per questo itinerario di ritorno, per sentiero 505, occorre salire ancora fino a quota 1.733. La buona notizia è che guadagni una prospettiva migliore sulla Schiara, sul Burèl e sulle Pale del Balcòn. Passo al femminile, la Schiara, perché noto ora che è indicata al femminile nella carta.

anello Rifugio VII Alpini

Ci sono un paio di passaggi con cavo d’acciaio (pochi metri ognuno) su questo tratto di sentiero 505, che tuttavia meritano una citazione ed una foto.

anello Rifugio VII Alpini

La seguente forse è la foto migliore che ho ottenuto: a destra la Schiara, al centro la Gusela del Vescovà, a sinistra il Burèl e al centro le Pale del Balcòn. Al centro a sinistra, ho notato una macchia rossa in mezzo ad un terrazzamento.

anello Rifugio VII Alpini

È il bivacco Sperti, quota 2.000, che qui sotto forse si nota meglio, proprio a sinistra della scritta in filigrana.

Prima di scollinare a Forcella Pis Pilòn, osservo che la valle dell’Ardo e le forre appena sotto la Schiara sono molto profonde e veramente impressionanti: sembra che la montagna abbia fretta di scendere alla pianura. L’alta valle dell’Ardo ha quindi pendenze molto decise. Cambio di scenario invece sull’altro versante: pale e catini erborsi. Ma prima dobbiamo citare dei nostri incontri.

Abbiamo molto rallentato il passo perché ci interessava un manipolo di camosci aggrappati a impossibili precipizi. La foto non ha pretese artistiche, non ho un teleobiettivo. Ma dice in un colpo delle pareti del canalone che sale alla forcella Pis Pilòn e dell’arditezza dei suoi frequentatori.

È poco più di un puntino, al centro della foto, ma ben illuminato dal sole, il camoscio maschio che è rimasto in avvistamento durante la nostra salita alla forcella.

Siamo ora in forcella e scendiamo per sentieri terrosi in un catino erboso fino al Bivacco de la Medassa.

anello Rifugio VII Alpini
Al centro, forcella Caneva, obiettivo intermedio per chi volesse scendere a Cajada. A sinistra, si sale al Monte Pelf.

Subito dopo la forcella un bivio ben segnalato e scendiamo a destra.

anello Rifugio VII Alpini

Molto gradevole la discesa, ma sarà lunga! Circa 1.100 metri di dislivello negativo.

anello Rifugio VII Alpini
In fondo la Val Belluna.

Mi volto indietro, verso nord e guardo: qualche rado abete colonizzatore tenta di guadagnare spazio al bosco e mescola il suo verde foresta al verde chiaro dei prati. Sembra ci sia siccità. Scendendo noterò diversi larici sofferenti, già con gli aghi marrone chiaro.

anello Rifugio VII Alpini

Mi volto verso sud e vedo la netta spaccatura della valle dell’Ardo nel fitto bosco di carpini e faggi (così dicono i pannelli esplicativi del Parco).

anello Rifugio VII Alpini

Prima di inoltrarci nel lungo zig zag tra faggi schiantati e morbidi tratti di bosco coperti di foglie dello scorso autunno, un’altro felice incontro con la flora di alta montagna, a quote stranamente basse: stelle alpine intorno ai 1.500 metri.

A quota 1.340 troviamo la Capanna Bivacco de la Medassa: aperto, due tavolacci per dormire, uno per mangiare, focolare, cisterna d’acqua, aria di chiuso. Un buon riparo in caso di maltempo o acquazzone improvviso.

anello Rifugio VII Alpini
Poi giù nel bosco fino a quota 1.050: qui l’incrocio con il sentiero 511, prendi a destra e scendi. A quota 830 circa altro incrocio con il sentiero 507, prendi a destra e scendi fino a Ponte Mariano dove si chiude l’anello Rifugio VII Alpini. Ci rinfreschiamo nell’Ardo e con una sola ora, ancora, siamo finalmente a Case Bortot.

L’escursione in sintesi

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

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Escursione al Rifugio Sommariva al Pramperét, Dolomiti Bellunesi https://www.vacanzedolomiti.com/2023/07/09/escursione-al-rifugio-sommariva-al-pramperet-dolomiti-bellunesi/ https://www.vacanzedolomiti.com/2023/07/09/escursione-al-rifugio-sommariva-al-pramperet-dolomiti-bellunesi/?noamp=mobile#respond Sun, 09 Jul 2023 09:14:25 +0000 https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2670 Ho trovato l’ escursione al Rifugio Sommariva al Pramperét e a Malga Pramper molto gradevole e poco affollata. È anche documentata da molti su internet ma – almeno nelle recensioni che ho potuto leggere, di cui troverai i collegamenti nella scheda tecnica – si parla solo della strada asfaltata e […]

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Cima Prampèr, m. 2.409

Ho trovato l’ escursione al Rifugio Sommariva al Pramperét e a Malga Pramper molto gradevole e poco affollata. È anche documentata da molti su internet ma – almeno nelle recensioni che ho potuto leggere, di cui troverai i collegamenti nella scheda tecnica – si parla solo della strada asfaltata e non dei sentieri alternativi che salgono nel fresco del bosco. In questa recensione troverai anche le indicazioni sulle sorgenti d’acqua disponibili lungo il percorso e le foto dei pannelli segnavia che contengono preziose indicazioni sui tempi di percorrenza.

La lunga Val Balanzòla, dove scorre il torrente Prampèr, è orientata nord-sud e si approccia dalla località di Pralongo, in Val di Zoldo. Nella scheda tecnica troverai le indicazioni precise per goderti la tua escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét, con la mappa di google e le coordinate GPS, per individuare facilmente la via di accesso e i parcheggi. La strada di accesso infatti non è censita su google maps ma puoi preimpostare il navigatore con le coordinate gps contenute nella scheda tecnica. Trovi tuttavia indicazioni chiare sul posto.

Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr
Tabelle segnavia in località Castelàz.

Ho lasciato l’auto in località Castelàz, quota 996, ma è possibile parcheggiare anche più su, a Pian de la Fopa, quota 1.200. Oltre c’è il divieto per i veicoli e bisogna proprio lasciare l’auto.

Il parcheggio di Pian de la Fopa: sembra ci sia ancora posto…
Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr

Nelle recensioni che ho letto, i più procedono per la strada asfalata che porta al Pian dei Palùi, e non citano il sentiero che parte dal lato opposto al torrente, il lato destro – salendo – del parcheggio di Pian de la Fopa.

Il sentiero che sale nel bosco è molto ombreggiato, piacevole, e porta direttamente a Pian dei Palui. Sulla carta Tabacco questo sentiero non è documentato e non è nemmeno tracciato dai segnavia del CAI. Se invece sali per la strada asfaltata, poco dopo il ponte, in coincidenza con il bivio per il Rifugio Sora ‘l Sass, puoi osservare il Giaron de la Fopa, che il sito del Parco cita come “il più esteso in dislivello delle Dolomiti, circa 1.000 metri”.

Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr
Ponte e bivio per sentiero 534 che porta al Rifugio Sora ‘l Sass. Tieni la destra per Malga Prampèr.

Tutto il percorso è mediamente ombreggiato e quindi indicato anche per le giornate calde. Se segui le varianti nel bosco, la quota di ombreggiamento è ancora maggiore.

Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr

Ingrandimento dei pannelli segnavia al ponte di Pian de la Fopa.

Se dunque procedi per la strada asfaltata, e non per il sentiero, in corrispondenza del primo tornante, troverai sulla sinistra un’altra proposta di variante per il bosco che ti porta direttamente a Pian dei Palùi.

Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr

Questa variante, indicata con tratto nero nella carta Tabacco, ti permette di constatare ancora gli effetti della tempesta Vaia, con i diversi schianti ancora a terra ed alcuni abeti colpiti dal bostrico.

Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr

Da Pian dei Palùi la pendenza si attenua e sei vicino a Malga Prampèr. Qui trovi una fontana, a lato, lungo la strada sterrata.

Escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét e Malga Prampèr

Poco dopo trovi il bivio per Forcella Moschesìn e il sentiero 540: puoi utilizzarlo come strada alternativa per il ritorno (trovi una recensione nella scheda tecnica).

A Malga Prampèr ho acquistato un ottimo formaggio fresco e la ricotta di loro produzione. In malga trovi una seconda fontana, visibile nella foto qui sotto. La malga offre servizio di agriturismo e puoi arrivarci anche con il servizio navetta (recensione e prezzi della navetta nella scheda tecnica).

Da qui in poi l’orientamento della valle cambia leggermente: mentre nella parte bassa puoi osservare il Pelmo, da qui in poi vedrai sullo sfondo il gruppo del Sorapìss e l’Antelao, che nella foto qui sopra è sulla sinistra, sopra il furgoncino, coperto dalle nuvole. Un punto di vista per me inusuale, e piuttosto lontano, per montagne molto familiari che riconosco a qualsiasi distanza! Verso il Rifugio il sentiero è sassoso ed attraversa boschi di pini mughi. Verso quota 1.700 metri entri in un bosco di larici molto ombreggiato.

Durante la salita puoi ammirare il Castello di Moschesìn, qui sulla destra, e la Forcella Moschesìn, sulla sinistra. È visibile al centro il sentiero 540 che taglia il ghiaione e i boschi di pino mugo.

L’arrivo al Rifugio Sommariva al Pramperét è preceduto da un bellissimo altopiano erboso, dove c’è spazio abbondante per pic-nic anche di gruppi numerosi.

Dal Rifugio puoi godere la vista di cima Talvena e delle Cime de Zita, che quel giorno si nascondevano timidamente dietro una velatura di nuvole.

La Cima Talvena si nasconde. Torneremo quindi un’altra volta.

L’ escursione al Rifugio Sommavilla al Pramperét si conclude qui. È un itinerario che ti consente di camminare a piacimento e di testare il tuo allenamento: puoi fermarti a Malga Prampèr o proseguire fino al Rifugio. Se hai ancora energie al ritorno puoi allungare per Forcella Moschesìn e rientrare per il sentierio 540. Se hai accompagnatori che non possono camminare, puoi farli portare dalla navetta a Malga Prampèr e fare il rientro a piedi. Tutto il percorso fino a Malga Prampèr è piuttosto ombreggiato e quindi indicato anche per camminare in giornate molto calde. Infine, mi ha colpito la prospettiva della Val Balanzòla: ha un orientamento nord-sud che ti permette di osservare il Monte Pelmo, nella prima parte, e il gruppo del Sorapìss e l’Antelao, nella seconda parte. Al ritorno, poi, quando il sole infiammava le pareti del Marcora, un brivido mi ha percorso: le mie montagne, così lontane, ma così familiari. Non vedo l’ora di tornare ad esplorare questa parte delle Dolomiti Bellunesi.

L’escursione in sintesi

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

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I colori degli aceri a inizio autunno https://www.vacanzedolomiti.com/2022/10/07/i-colori-degli-aceri-a-inizio-autunno/ Fri, 07 Oct 2022 15:21:12 +0000 https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2597 Non è un incendio, per fortuna, ma i colori sono quelli del fuoco. Giallo, arancione, rosso. Le foglie si infiammano in alto, di arancione, in mezzo di diverse varianti tra il giallo e il rosso bruciato. Ma intanto altri aceri mantengono quasi per intero un bel verde. Ancora per poco: […]

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Non è un incendio, per fortuna, ma i colori sono quelli del fuoco. Giallo, arancione, rosso. Le foglie si infiammano in alto, di arancione, in mezzo di diverse varianti tra il giallo e il rosso bruciato. Ma intanto altri aceri mantengono quasi per intero un bel verde.

Ancora per poco: nei boschi sopra i 1000 metri i larici stanno schiarendo il loro verde chiaro in un verde slavato.

Intanto dai prati è quasi scomparso il Colchico autunnale che abbondava a settembre. Nella foto qui sotto splendevano sotto un sole in fuga tra due rapidi acquazzoni. Il Colchico autunnale, mi scrive qualcuno, assomiglia allo zafferano. Sì, ma attenzione, il colchico autunnale è velenoso!

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Panorama dalla Tofana de Rozes https://www.vacanzedolomiti.com/2022/08/17/panorama-dalla-tofana-de-rozes/ https://www.vacanzedolomiti.com/2022/08/17/panorama-dalla-tofana-de-rozes/?noamp=mobile#respond Wed, 17 Aug 2022 17:28:17 +0000 1000]]> https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2558 Panorama dalla Tofana de Rozes in 10 foto. Raccolgo e commento qui le foto che ho scattato dalla vetta della Tofana de Rozes nell’escursione per via normale. La giornata del 9 agosto 2022 era caratterizzata da tempo stabile e pochi cumuli: per fortuna ho potuto scattare le foto a 360 […]

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Panorama dalla Tofana de Rozes in 10 foto. Raccolgo e commento qui le foto che ho scattato dalla vetta della Tofana de Rozes nell’escursione per via normale.

Verso sud-est: Cortina d’Ampezzo, gruppo del Sorapìss, Antelao

La giornata del 9 agosto 2022 era caratterizzata da tempo stabile e pochi cumuli: per fortuna ho potuto scattare le foto a 360 gradi.

Verso sud: i boschi tra le Tofane e la Croda da Lago (al centro) e i Lastoi de Formin (la montagna “piatta” sulla destra). Sullo sfondo il Monte Pelmo.

Panorama dalla Tofana de Rozes verso sud-ovest: a sinistra le radure del Passo Giau, a sinistra il Nuvolau, al centro l’Averau e sulla destra la Croda Negra.

Panorama dalla Tofana de Rozes

Verso ovest il panorama è occupato, in basso, dalla parte alta della Val Travenanzes; sullo sfondo al centro il gruppo del Sella; sulla destra la Val Badia con il Sassongher e le altre cime verso il passo Gardena.

Panorama dalla Tofana de Rozes

Ecco una zoomata sulla Val Badia, la vallata verde sulla sinistra, mentre al centro il Sassongher e sulla destra la Gardenacia. In primo piano a sinistra in basso le cime di Fanes.

Panorama dalla Tofana de Rozes

Un incredibile cielo azzurro sopra le Dolomiti… che giornata fortunata!

Panorama dalla Tofana de Rozes

Panorama dalla Tofana de Rozes giù verso nord est la Forcella Fontananegra con il Rifugio Giussani e, al di sopra, la Punta Giovannina. Spunta in basso a destra la Punta Marietta (m. 2.973).

Panorama dalla Tofana de Rozes

Verso nord: le altre due Tofane: di Mezzo (sulla destra), di Dentro (al centro della foto).

Ultimo scatto con le due Tofane e, sulla destra, sotto una nuvoletta, il Pomaganon e un angoletto della verde vallata di Cortina d’Ampezzo.

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Tofana de Rozes via normale https://www.vacanzedolomiti.com/2022/08/16/tofana-de-rozes-via-normale/ https://www.vacanzedolomiti.com/2022/08/16/tofana-de-rozes-via-normale/?noamp=mobile#respond Tue, 16 Aug 2022 10:48:16 +0000 1000]]> https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2470 Tofana de Rozes via normale: descrivo qui l’itinerario con venti foto dal rifugio Giussani alla cima della Tofana de Rozes (m. 3.225). Ho raggiunto la vetta per via normale per la prima volta il 9 agosto 2022, mentre, da ragazzo, per galleria del Castelletto e ferrata Lipella, rinunciammo all’ultimo tratto […]

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Tofana de Rozes via normale: descrivo qui l’itinerario con venti foto dal rifugio Giussani alla cima della Tofana de Rozes (m. 3.225). Ho raggiunto la vetta per via normale per la prima volta il 9 agosto 2022, mentre, da ragazzo, per galleria del Castelletto e ferrata Lipella, rinunciammo all’ultimo tratto per ghiaccio. Le foto dalla vetta della Tofana de Rozes sono pubblicate in un altro articolo.

Tofana di Rozes via normale
Tofana de Rozes vista dal rifugio Giussani

Puoi raggiungere il rifugio Dibona, quota 2.037, con l’auto. Qui però non descrivo il percorso dal rifugio Dibona al rifugio Giussani per il vallon della Tofana. Inizio invece con la prima foto della Tofana de Rozes vista dal rifugio Giussani. Suddivido l’itinerario in tre parti:

  • salita per ghiaione (in basso a sinistra nella foto);
  • superamento delle stratificazioni rocciose (a destra, nella foto qui sopra);
  • cresta (da quota 3.027).

Tofana de Rozes via normale: prima parte per ghiaione

Tofana di Rozes via normale

Riporto qui un’ottima descrizione tecnica della via normale ripresa dal sito del Cai Alpago:

La via normale non presenta difficoltà alpinistiche ma si svolge su terreno tipico dolomitico con ghiaioni spesso mobili, cenge, roccette sporche di detriti, su pendenze talvolta sostenute. In particolare l’ultimo tratto sul versante ovest, è un po’ esposto ed è bene procedere con molta attenzione perché fatica e quota possono dare qualche problema.

Club Alpino Italiano Sezione Alpago
Tofana di Rozes via normale

La prima parte della salita per ghiaione non presenta difficoltà particolari se non una pendenza sostenuta.

Tofana di Rozes via normale

La traccia di sentiero sale per zig-zag e offre anche alcune varianti, come, al ritorno, scendere verticalmente per tratti di tenero ghiaione.

Superamento delle stratificazioni rocciose: seconda parte della via normale alla Tofana de Rozes

Tofana di Rozes via normale

Come specificato sopra dal Cai Alpago, non vi sono difficoltà alpinistiche e non si supera il primo grado, come specifica una recensione di cui trovi il link nella scheda tecnica. Questa seconda parte è forse la più divertente perché puoi seguire la traccia indicata dagli ometti (le pile di pietre che indicano il sentiero) oppure tentare infinite varianti.

Tofana di Rozes via normale

Oggi c’è parecchia gente che sale e scende ed è piuttosto facile seguire gli altri. Ad un certo punto, supero un gruppetto e prendo una strada mia. Vedo che tutti mi seguono! Non è detto però che chi sta davanti segua la via migliore, magari lo fa solo per divertirsi come me.

Arrivato ad un tornante della traccia di sentiero mi fermo a scattare la foto qui sopra in direzione ovest (sullo sfondo le Cime di Fanes): la traccia non indica questa direzione, ed infatti poi seguirò la traccia andando in direzione opposta. È tuttavia significativa perché rende evidente orientamento e inclinazione degli strati rocciosi della Tofana de Rozes: sembra quasi che siano disposti appositamente così per facilitare l’ascensione.

Tofana di Rozes, versante ovest, vista dal sentiero 20b.

Lascio per un momento la descrizione dell’ascensione e mi sposto con la foto qui sopa all’escursione Giro del Lagazuoi Gran per Forcella Granda dal Passo Falzarego. Puoi vedere, soprattutto nella parte alta illuminata dal sole, le linee che indicano le stratificazioni rocciose, e puoi osservare la cresta e la parte alta del versante ovest che descrivo fra poco.

Tofana di Rozes via normale

Mi sto avvicinando alla cresta ed infatti diventa visibile, al centro della foto, la vetta.

Tofana di Rozes via normale

Superati gli ultimi gradoni arrivi in cresta a quota 3.027. Inizia la terza ed ultima parte. Fai una pausa, ristorati e recupera un po’ di energie.

Ultima parte per cresta e versante ovest

Tofana di Rozes via normale
Da quota 3.000 la vetta della Tofana de Rozes appare come una piramide

Da qui si raddoppia il panorama verso sud ovest e cresce la pendenza, soprattutto nell’ultimo tratto. Respira a fondo, procedi con calma secondo le tue energie. Il versante ovest infatti è molto esposto.

Tofana di Rozes via normale

Oggi siamo fortunati: il tempo è stabile ed asciutto e le nuvolette sulla vetta compaiono e si disperdono rapidamente.

Tofana di Rozes via normale

Ecco, al centro della foto, l’inizio della cresta e, sullo sfondo da sinistra a destra, il Lagazuoi Gran, Tera Rosses e le Cime di Fanes. Dietro ancora le cime della Val Badia.

Tofana di Rozes via normale

Siamo quasi in vetta: uno sguardo, sulla destra, alla Val Travenanzes, e, sulla sinistra, al versante ovest della Tofana de Rozes e alla sua pendenza.

Alcuni gradini rocciosi, appena accennati, anche nell’ultimo tratto.

Nuvola improvvisa, per fortuna dissoltasi in poco tempo.

Tofana di Rozes via normale

Procedo in coda ai miei due compagni di ascensione.

La nuvola si è dispersa ed è tornato il sole: guardo verso la vetta…

Tofana di Rozes via normale

… e poi verso ovest: sotto di noi (ma proprio sotto!) la Val Travenanzes.

Con queste ultime foto ho voluto rappresentare come possibile la pendenza dell’ultimo tratto: quindi, molta prudenza! Nella scheda tecnica, oltre ai consueti dati di sintesi, troverai un paio di recensioni con altre foto e video.

L’escursione in sintesi

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Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

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Giro del Lagazuoi Gran per Forcella Granda dal Passo Falzarego https://www.vacanzedolomiti.com/2022/08/11/giro-del-lagazuoi-gran-per-forcella-granda-dal-passo-falzarego/ https://www.vacanzedolomiti.com/2022/08/11/giro-del-lagazuoi-gran-per-forcella-granda-dal-passo-falzarego/?noamp=mobile#respond Thu, 11 Aug 2022 06:25:50 +0000 https://www.vacanzedolomiti.com/?p=2373 Lagazuoi Gran è il nome del gruppo di cime che divide la prima parte della Val Travenanzes dal Monte del Lagazuoi, l’altopiano roccioso che sta tra il rifugio Lagazuoi e il rifugio Scotoni. In questa escursione potrai ammirare dall’alto la Val Travenanzes, le Tofane, e, cambiando versante, il lago Lagazuoi […]

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Lagazuoi Gran è il nome del gruppo di cime che divide la prima parte della Val Travenanzes dal Monte del Lagazuoi, l’altopiano roccioso che sta tra il rifugio Lagazuoi e il rifugio Scotoni. In questa escursione potrai ammirare dall’alto la Val Travenanzes, le Tofane, e, cambiando versante, il lago Lagazuoi e un ampio panorama sulle Dolomiti e sulla val Badia.

Lagazuoi Gran
Le torri del Lagazuoi Gran come appaiono nella luce di mezza mattina da Forcella Travenanzes

Questa escursione inizia dal passo Falzarego dove lascerai l’auto. Agli inizi del sentiero 402 troverai anche le indicazioni per le Torri del Falzarego – Col dei Bos: lungo quest’altro itinerario potrai raggiungere, in altro momento, Ospedaletti, dei ruderi risalenti alla Prima Guerra Mondiale che ho descritto in un’altra escursione.

Gran Lagazuoi: descrizione dell’itinerario

Dal passo Falzarego prendi il sentiero 402 che sale nel canalone verso Forcella Travenanzes – rifugio Lagazuoi. Resta sul sentiero che si tiene alto sulla sinistra, rispetto alla pista da sci, e sali fino a costeggiare l’inizio della galleria del Lagazuoi. Prosegui fino a Forcella Travenanzes (vedi la prima foto) e da qui prendi il sentiero 20b.

Lagazuoi Gran
Sentiero 20b verso forcella Gasser Depot. Sulla destra Tera Rosses.

È un bellissimo itinerario in cui puoi scoprire la prima parte della Val Travenanzes dall’alto e le Tofane, che puoi ammirare passo passo in tutti i loro dettagli.

Tofana di Rozes

Durante il percorso, mentre ammiravo appunto la Tofana di Rozes e mi guardavo intorno, lo sguardo mi cade su un piccolo sasso con evidenti stratificazioni: lo raccolgo e noto con molto stupore una notevole somiglianza con la Tofana. L’ho fotografato accanto all’originale ed ora lo conservo per ricordo. L’inclinazione degli strati non è identica, ma ha una base piatta e lo utilizzerò come fermacarte. È stato di buon auspicio perché qualche giorno dopo sono salito proprio in cima alla Tofana di Rozes.

In questo primo tratto, agevole, in leggera salita, raggiungi Forcella Gasser Depot.

Lagazuoi Gran
Forcella Gasser Depot lungo il sentiero 20b

Durante l’avvicinamento alla forcella, sulla destra, puoi ammirare Tera Rosses, un torrione che poggia su degli strati di terra rossa, da cui prende – credo – il nome, visibili però solo scendendo lungo la Val Travenanzes.

Panorama da Forcella Gasser Depot

Alla Forcella Gasser Depot puoi ammirare la Torre Travenanzes, nella foto qui sopra a sinistra, e lo sviluppo della Val Travenanzes che si incunea alla base delle Tofane. Sullo sfondo la Croda del Vallon Bianco. Il ghiaione sulla sinistra si chiama Ciadìn de Lagazuoi.

Ammiro sempre con stupore le diverse forme delle rocce: gli strati delle Tofane, le guglie delle torri come la Torre Travenanzes, il diverso orientamento degli strati rocciosi. Ma le sorprese non finiscono. Tra poco incontrerai il cosacco con il colbacco.

Il cosacco con il colbacco: curiosissima torretta nei pressi di Forcella Granda

Da Forcella Gasser Depot il sentiero prosegue salendo verso Forcella Granda. È questo il tratto dove puoi osservare da vicino come le rocce dolomitiche, con l’erosione, mostrano il loro vertiginoso equilibrio nelle situazioni più strane. Ancora sorrido riguardando la foto della torretta qui sopra, definita cosacco con il colbacco da un’alpinista di passaggio (non ho trovato altre fonti utili; se sei più informato di me scrivimi un commento in fondo all’articolo).

Tofana di Rozes

Se vuoi approfondire l’aspetto geologico delle Dolomiti ti suggerisco di visitare la sezione geologica del Museo Vittorino Cazzetta di Selva di Cadore. Qui ho capito come si sono formate le stratificazioni evidenti nelle Tofane: il mare si espandeva e si ritirava periodicamente, e ad ogni ciclo si depositava sul fondo un nuovo strato di depositi (spero di aver sintetizzato in modo corretto!).

Salendo verso Forcella Granda al Lagazuoi Gran (la chiamo così per distinguerla dalla Forcella Grande del gruppo del Sorapìss).

Poco prima di arrivare in Forcella Granda, in corrispondenza di un ripido canalone, trovi la curiosa torretta del cosacco con il colbacco. Qui non sei ancora in Forcella Granda, prosegui oltre per pochi metri, dove trovi un cambio di scenario.

Panorama dalla Forcella Granda al Lagazuoi Gran.

Qui lo sguardo spazia dalle Cime di Fanes (a destra nella foto qui sopra), le Conturines (al centro) con sotto il Lago Lagazuoi, e, in fondo, la Val Badia con il Gardenaccia. Fuori campo della foto, lo sguardo si allarga al gruppo del Sella e oltre. Sei a quota 2.650 metri circa.

Zoom sul lago Lagazuoi, dal colore tra il turchino e il verde acqua.

Da qui inizia la discesa inizialmente in direzione del laghetto ma – fai attenzione – superato il tratto con tronchi fissati a terra, c’è un bivio (non indicato) ed il sentiero si stacca verso sinistra in direzione opposta verso il rifugio Lagazuoi.

Dopo essere scesi un po’ in direzione del lago Lagazuoi, cambio di direzione, verso sud, verso il rifugio Lagazuoi. Il ragazzo nella foto ha 11 anni ed è il mio figlio più piccolo.

Esiste anche il sentiero che scende invece al lago, ma sulla carta non lo trovo indicato. Poco dopo il tratto di sentiero che scende su un tratto ghiaioso alla base delle pareti del Lagazuoi Gran. Qui consiglio il caschetto. Ecco un paio di foto che documentano il tratto.

La discesa è aiutata dai tronchi fissati a scaletta e ti puoi appoggiare alla roccia. Spero non cadano sassi dall’alto!

Ecco invece come appare da lontano il tratto di sentiero appena superato: più difficile a vedersi che a farsi. Il sentiero prosegue ancora per un po’ sotto le pareti e poi finalmente sei sul monte del Lagazuoi, l’altopiano roccioso che sale verso il Lagazuoi Pizo (“piccolo”) dove troverari il rifugio.

Salito e disceso dal Rifugio Lagazuoi, dove gusti un panorama a 360 gradi, un ultimo sguardo alle Torri di Fanes (al centro) e alle Conturines (a sinistra). Sulla destra, poco sopra la scritta in filigrana (© 2022 VacanzeDolomiti. com) riesci a distinguere dove passa il sentiero 20b? Se sì, scrivimelo nei commenti qui sotto.

Particolare della Cima Scotoni con un curioso crollo di roccia dal basso.

Prima di concludere ecco un particolare della Cima Scotoni, del gruppo delle Cime di Fanes: un crollo dal basso, piuttosto frequente, che ha creato un’apertura nella parete, quasi come il portale di una cattedrale. Nella scheda tecnica troverai anche il link ad un’altra recensione dello stesso itinerario, ancora più dettagliata della mia e con molte altre foto.

L’escursione in sintesi

Hai apprezzato la descrizione di questa escursione?
Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.

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L'articolo Giro del Lagazuoi Gran per Forcella Granda dal Passo Falzarego proviene da VacanzeDolomiti.com.

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