Monte Pelmo via normale: descrivo un’ascensione con partenza da Malga Ciauta, pernottamento al Rifugio Venezia e ascensione svolta il 22 luglio 2025 con una guida alpina e altri due compagni.
L’ascensione al Monte Pelmo in 80 parole
Dal Rifugio Venezia, salita per ghiaione fino a guadagnare l’attacco della cengia di Ball (esposta). Percorsa la cengia, salita per il vallone lungo il ghiaione; altra breve cengetta e salita per altro tratto di vallone.
Poi si superano dei gradoni. sui 2.800 metri un grande cratere con rocce rosacee-giallastre, dove c’è il nuovo bivacco.
Spostamento sulla spalla ovest a quota 3.000. Panorama sul Pelmetto e vista dall’alto della parete nord. Salita in cresta (alcuni passaggi esposti). Discesa per lo stesso tragitto.
Monte Pelmo via normale in 16 foto
Torno una seconda volta sulla cima del Pelmo dopo la prima ascensione di quarant’anni fa insieme ai miei zii. Ricordavo genericamente la cengia di Ball con il passaggio chiamato passo del Gatto.
Conservavo nella memoria l’aspetto da cratere lunare chiuso su tre lati e aperto verso il vallone in basso. Non ricordavo invece l’ultimo tratto sulla cresta.
Il desiderio di tornare è riemerso guardando le foto panoramiche a 360° dalla cima. Consapevole dei miei limiti, ho chiamato una guida alpina. Piacevole sorpresa: la guida era disponibile.
Nel giorno scelto per ripercorrere la via normale al Monte Pelmo le previsioni erano di tempo bello e stabile: che fortuna! In una settimana dominata dall’instabilità (tutti i giorni controllavo i movimenti della “saccatura atlantica”), le previsioni erano ideali per una ascensione in sicurezza.
Infatti, il giorno prima un grande temporale aveva bagnato come pulcini gli escursionisti che nel primo pomeriggio erano sui sentieri. Il mio itinerario, invece, è iniziato subito dopo il temporale, quando il sole era già ricomparso e i larici sgocciolavano la pioggia trattenuta tra i rami.
La guida ci ha fatto procedere in “conserva stretta”, una modalità che non avevo mai sperimentato: imbragati e – nei tratti esposti – assicurati agli split (chiodi fissi con anello) che sono installati in alcuni passaggi difficili. Questa modalità mi ha incuriosito e fatto riflettere. Alla fine, seduti al rifugio davanti a una birra, mi sono fatto spiegare meglio questa tecnica dalla guida Andrea Fusari che ci ha condotto lungo tutto l’itinerario con professionalità e serenità.
Non aspettarti qui una descrizione tecnico-alpinistica dell’itinerario: troverai collegamenti ad altre ottime relazioni, anche con video, nella scheda tecnica. Tento qui di tratteggiare una sintesi per immagini della via normale al Monte Pelmo.
Il Pelmo è una delle mie montagne preferite: già dal fondovalle si presenta con quattro aspetti diversi, uno per ogni punto cardinale. La parete nord, vista dalla Val Fiorentina; un parallelepipedo, vista da ovest, dalla val di Zoldo; il “catino” o “caregon del Signor”, vista da sud; la parete est, da San Vito di Cadore. Sembrano quattro montagne diverse. La posizione isolata e distante da tutti gli altri gruppi dolomitici favorisce visuali con continui cambi di prospettiva, a 360°, senza interruzione.
L’ascensione offre scenari ancora diversi. La cengia: percorri in orizzontale una sfasatura tra gli strati rocciosi che fanno da base alla montagna e separano il vallone dai versanti ghiaiosi, pascoli e boschi sottostanti. Da non sottovalutare, della cengia, l’esposizione nel vuoto. Notevole il panorama verso sud, fino alla piana del Cansiglio. Il vallone (il fondale di un antico atollo, se non ho capito male dai miei amici geologi), con pendenze significative. I gradoni, da superare a zig zag, mentre sulle spalle laterali si sovrappongono in verticale.
Infine il cratere superiore, con il nuovo bivacco, e il cambio di colore delle rocce. Infine, la spalla ovest, con la vista sul Pelmetto, e la cresta finale con la cima.
Come ho scritto sopra, il tempo previsto era bello stabile, tuttavia nel vallone inferiore ad un certo punto si è alzata una nebbia fitta. Avevo cercato di valutare la difficoltà dell’ascensione sulla base del dislivello di 1.300 m dal Rifugio Venezia. Tuttavia mi sono convinto che il dislivello non dice tutta la difficoltà dell’itinerario: occorre considerare altri elementi come l’altitudine, la difficoltà tecnica e il meteo, che in montagna cambia rapidamente.
Confronto tra via normale al Monte Pelmo e via normale all’Antelao
Tema delle conversazioni in rifugio e durante l’ascensione è stato proprio valutare la difficoltà confrontandola con altre vie normali. La domanda classica è se sia più facile la via normale al Monte Pelmo o la via normale all’Antelao.
Sulla base dei miei ricordi sbiaditi (Antelao via normale 2005, Pelmo circa 1985) avrei detto più facile la via normale al monte Pelmo, senza alcun dubbio. Tuttavia, mentre affrontavo la cengia di Ball la seconda volta, scendendo, questo pensiero ha cominciato a sgretolarsi.
Per fortuna è stata l’unica cosa sgretolarsi durante la giornata perché il Pelmo è rimasto bello compatto sotto i miei piedi e di questo gli sono molto grato.
Non era così rassicurante l’impressione che mi aveva dato la sera prima quando, scollinando il Col del Fer, in vista del Rifugio Venezia, ho sentito degli scrosci molto rumorosi che scendevano lungo le rocce. Dalla gerente del Rifugio, che ho intervistato più tardi, ho saputo che durante i temporali questi scarichi sono anche più numerosi e rumorosi.
Terminata la pioggia, il mattino dopo tutto era ritornato silenzioso e tranquillo, tanto che nella salita non abbiamo notato tracce del maltempo dei giorni precedenti.
Con i compagni ho confrontato i gradoni del Pelmo con quelli della via normale alla Tofana di Rozes, ma la somiglianza termina qui. La via normale alla Tofana di Rozes non ha i passaggi tecnicamente più complicati che presenta la via normale al Monte Pelmo. Concludo queste osservazioni rimandando ad altri esperti alpinisti ulteriori approfondimenti. Se qualuno volesse, c’è lo spazio per commentare o fare precisazioni qui sotto.
Preparazione per il Monte Pelmo
Vorrei citare anche la differenza tra la preparazione e l’esecuzione dell’ascensione. Mi ero preparato con cura, per esempio, l’attrezzatura fotografica e speravo in un cielo terso sulla cima per spettacolari foto panoramiche. Invece, abbiamo trovato nuvole in rapido movimento. Non solo: durante l’ascensione il mio corpo mi diceva di concentrarmi sul percorso e non sulle foto.
In alcuni punti ho sentito di essere molto vicino ai miei limiti: nel vallone inferiore, quando il nebbione ci ha circondato e accompagnato fino al bivacco; prima della cresta finale; al passo del Gatto, che mi ha richiesto più energia al ritorno che all’andata.
La soddisfazione della conquista della cima è stata quindi grandissima, e premiata dal sole: arrivati sulla spalla ovest già si aprivano squarci di verdi vallate tra le nuvole che velocissime aprivano e chiudevano finestre sulle valli sottostanti.
Aggiungo qui una citazione dal sito Gulliver che ben descrive, secondo me, il livello di difficoltà:
La via è quindi considerata particolarmente insidiosa (specie in caso di brutto tempo, tutt’altro che inusuale in quest’area), sia per alcuni passaggi molto esposti presenti lungo la cengia (uno per tutti, il famosissimo “Passo del Gatto”) e in cresta, sia per i suoi numerosi, anche se brevi, tratti di arrampicata (II+) che ne fanno un percorso adatto ad escursionisti esperti, dotati di un minimo di familiarità con l’alpinismo.
Gulliver. it
Dalla cima del Pelmo mi affascina osservare il cratere superiore, che, per cambio di pendenza, impedisce la vista del vallone inferiore. Questo mi ha fatto pensare alla diversa prospettiva che ha l’osservatore dal fondovalle. Guardando il Pelmo da sud infatti non avevo mai notato questo cambio di pendenza.
Curiosità notata dalla cima sulla spalla ovest: un piccolo laghetto di fusione in uno dei numerosi anfratti rocciosi dove si conservano dei piccoli nevai.
Con questa ascensione festeggio i 20 anni del sito VacanzeDolomiti.com e torno sul tema della sicurezza in montagna.
Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino ha calcolato che nel 2024 oltre il 25% degli interventi di soccorso è stato causato da “incapacità durante l’attività svolta”. In altre parole, più di un quarto degli escursionisti sono stati recuperati non perché infortunati ma perché non erano in grado di proseguire sull’itinerario che loro stessi avevano scelto. Non è quindi fuori luogo cercare di definire le proprie capacità di escursionisti in montagna nel modo più oggettivo – e prudente – possibile.
Certo, quando avviene un infortunio, può essere inevitabile chiamare il soccorso. È accaduto anche a me, ma ne tratterò in un altro articolo.
L’escursione in sintesi
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Ho curato i testi, scattato e selezionato le fotografie, verificato toponimi, quote, itinerari e dislivelli per farti apprezzare le Dolomiti saltando la fatica di cercare e verificare le informazioni.
Inoltre, ho riassunto in una scheda tecnica le informazioni essenziali per selezionare, tra tante, l’escursione adatta a te: dove arrivare con l’auto, punto di partenza e arrivo, dislivello, tempi, difficoltà, numeri dei sentieri, percorribilità, cartografia, indicazioni per portare i bambini, altre recensioni selezionate in rete tra quelle più pertinenti e affidabili. Il tuo contributo per visionare le schede tecniche è registrarti: è gratuito e ti costa solo condividere la tua email. Riceverai il link per consultare le schede tecniche nella tua casella email.
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